martedì 26 luglio 2011

il mio George

Sono seduta qui da almeno un’ora. Niente di nuovo, insomma.
Per questo arrivo sempre preparatissima: libro (non devo averne già superato la metà però, altrimenti rischio di finirlo e poi passo il tempo a girarmi i pollici), cellulare carico, bottiglietta d’acqua, lettore mp3, un giornale di gossip (grazie a cui la distrazione dura più o meno cinque minuti), varie ed eventuali.
Già, la mia borsa assomiglia pericolosamente alla più famosa shopping bag di tutti i tempi, quella di Mary Poppins, ma non ci si può far trovare impreparati alla Lunga Attesa.
Le vedo spesso, quelle donne che arrivano qui tutte pimpanti, sorridono a destra e a manca, afferrano un giornale dal cestino e si siedono comodamente al primo posto libero
 Scommetto con me stessa su quanto ci impiegheranno a perdere l’ottimismo (anche questo aiuta a far passare il tempo). 
E infatti, dopo aver sfogliato due o tre riviste, iniziano a dare i primi segnali di fibrillazione: accavallano le gambe, per distenderle subito dopo. Le schiene iniziano ad incurvarsi, l’espressione rilassata lascia il posto a fronte corrugata e sospiro facile. Si spostano sulla sedia: prima una chiappa, poi l’altra.

Non ho ancora capito perché non fanno le sedute imbottite, in posti come questo. Rischi davvero di ritrovarti il fondoschiena come dopo una gita in moto su strade sterrate. Una gita di almeno un paio di giorni.
Dopo un’abbondante mezz’ora, ecco che inizia il pellegrinaggio. Perché mica puoi entrare dal ginecologo con la vescica piena! Rischi di impazzire, altro che!
Fossimo dall’oculista, potrei anche resistere per quel quarto d’ora che dura la visita, ma qui non ci penso nemmeno. 
Vedo che tutte le pazienti sono arrivate alla mia stessa conclusione (spero non per esperienza diretta), visto che il parquet è leggermente più chiaro nella traiettoria che va dalla sala d’attesa alla porta del bagno. Giuro.
Non è che il mio ginecologo sia maleducato, visto che ci fa invecchiare qui. È una brava persona ed è anche un bell’uomo (non per niente lo chiamo George, perché secondo me qualcosina di Clooney ce l’ha pure), ma è sempre in ritardo.
Molto spesso viene trattenuto in ospedale (ci mancherebbe, c’è chi sta peggio di noi), ma, anche quando inizia le visite in orario, non si sa né come né perché, riesce ad accumulare ingorghi mai visti. 
Io reputo questo atteggiamento un segno della sua dedizione alla professione medica: cioè, mica ci visita con il cronometro, no? È meticoloso, buon per noi.
Purtroppo non tutte le sue pazienti sono di questo parere e da questo scaturisce la necessità assoluta dell’Ipod. Dopo dieci minuti di “Ma cosa avrà mai?”, “Che lento!”,  “Ma quanto ci mette questa?” non ne posso già più. 
Vorrei guadagnare il centro della stanza e urlare a tutte di starsene zitte e buone, che non siamo mica in miniera, siamo qui sedute a fare un’emerita fava, sfogliando giornali e spettegolando.
Capisco che ognuna ha i suoi impegni, per carità, ma vorrei vedere loro, se avessero un problema serio e lui le liquidasse con una pacca sulla spalla e i pantaloni ancora calati.
Certo però che la segretaria di George potrebbe anche impegnarsi un po’ di più, quando segna gli appuntamenti: forse nessuno le ha spiegato che, prima di sdraiarti su quel freddo lettino, hai bisogno di qualche convenevole da scambiare amichevolmente con George, un sorriso e una buona parola. Per quanto sia un gran pezzo d’uomo, un po’ di preliminari non si negano a nessuno.
Arriva finalmente il mio turno. Sento la porta dello studio aprirsi, butto il libro in borsa e mi cade la bottiglietta d’acqua per terra. La raccolgo e mi alzo di scatto, quasi fossi stata sorpresa a fare qualcosa di sbagliato. Mi capita spesso, sto le ore ad aspettare questo momento e quando succede mi coglie del tutto impreparata.
George è lì sotto lo stipite che mi fissa, quando incrocio il suo sguardo mi sorride e aggrotta le sopracciglia. Che vorrà dire? Sembrava qualcosa del tipo: “Ancora qui?”
Credo passi più tempo con me che con uno dei suoi amici. Potrei invitarlo a cena, una sera. No, non è una grande idea. Il Maritino non ne sarebbe entusiasta, non digerisce ancora bene il fatto che un altro (che sia un medico non sembra influire) abbia quasi più confidenza di lui con le mie parti intime. A me lo dice!
E poi di cosa potremmo parlare, a cena? Non credo che conversazioni di speculum e uteri si accompagnino adeguatamente al risotto con i funghi. No, pessima idea.  Magari sua moglie è antipatica, o peggio, è incinta.

3 commenti:

  1. :D
    Io faccio le stesse file apocalittiche dalla dermatologa ma non ho ancora imparato ad aspettare con rassegnazione zen come te ;)

    RispondiElimina
  2. Marò.. la moglie di George incinta no.. o.O .. ecco perchè, onde evitare, io mi sonos celta una ginecologa DONNA, che non potrà mai restare incinta per due semplici motivi:
    1- Ha passato l'età fertile
    2 - È cozzissima poverina e non credo che abbia un marito/fidanzato/compagno o "chicchessia"
    Però mi rivedo in tutto Socia.. sono io quella che aspetta con libro e I.pod, ma che te lo dico a fare?? Tu lo sai già.. :)
    Baciotto immenso Fra.. Ti voglio bene
    Kikka

    RispondiElimina
  3. Kikkuzza mia... Tu sì che mi capisci.. Un abbraccio virtuale, ma che vorrei tanto fosse reale ;-)

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...